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Ampliare le attuali conoscenze sui meccanismi molecolari alla base delle fasi precoci di malattia ponendo le premesse per nuove strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci nel rallentare o, auspicabilmente, arrestare la progressione dell’Alzheimer
Ampliare le attuali conoscenze sui meccanismi molecolari alla base delle fasi precoci di malattia ponendo le premesse per nuove strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci nel rallentare o, auspicabilmente, arrestare la progressione dell’Alzheimer
Nell’ultimo rapporto di Alzheimer Disease International (ADI) il numero di pazienti con demenza nel mondo è stimato a circa 47 milioni e la maggior parte di essi sono affetti da malattia di Alzheimer.
I numeri sono destinati ad aumentare e di contro, ad oggi, non sono disponibili cure efficaci nel rallentare la progressione di malattia.
Una spiegazione è legata al fatto che i pazienti reclutati negli studi clinici si trovano in uno stadio di malattia piuttosto avanzato. Per compiere passi in avanti è dunque necessario comprendere quello che accade nelle fasi iniziali della malattia, quando cioè le funzioni cognitive del paziente sono ancora integre sebbene la malattia stia avanzando.
Il team di ricerca guidato dal Prof. Marcello D’Amelio, Responsabile dell’Unità di Ricerca di Neuroscienze Molecolari dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha pubblicato recenti lavori che identificano una regione del cervello, ricca in neuroni dopaminergici, come un’area particolarmente suscettibile alla degenerazione nelle fasi precoci di malattia. Studi a ciò dedicati hanno pertanto importanti conseguenze terapeutiche.
Il progetto che vede il coinvolgimento delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia Neurobiologia, di Neuroscienze dello sviluppo e di Scienze del Farmaco dell’Università Campus Bio-Medico, avrà durata triennale e apporterà nuove conoscenze sui meccanismi molecolari operanti nel cervello prima che la malattia possa essere evidenziata dal punto di vista neurologico.
Tali conoscenze rappresentano il punto da cui partire per identificare nuove strategie finalizzate ad una diagnosi più precoce e scoprire nuovi meccanismi molecolari di malattia che possano diventare target di nuovi farmaci.
Fondazione Roma, da anni impegnata a combattere il morbo dell’Alzheimer, opera in cinque aree di intervento – Sanità, Ricerca scientifica, Assistenza alle categorie sociali deboli, Istruzione e formazione, Arte e Cultura – in sinergia con le Istituzioni pubbliche ed i soggetti privati più dinamici della realtà locale, nazionale e internazionale, ed ha l’obiettivo di costruire una welfare community che, ispirandosi ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sappia rispondere ai bisogni di una società in perenne evoluzione.
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